TIPOLOGIE DI LAVORAZIONE




Alcune pietre artificiali presentano caratteristiche fisiche simili a quelle delle pietre naturali e per questo motivo anche le tecniche di lavorazione sono comuni a entrambe le categorie di materiali.
Questi procedimenti di lavorazione sono realizzati utilizzando macchinari avanzati che in alcuni casi comprendono l’utilizzo di elaboratori elettronici come le macchine a controllo numerico che sono dirette da un computer esterno e concentrano in un macchinario le funzioni come il taglio, la sagomatura, la profilatura, la levigazione, la lucidatura, permettendo anche la realizzazione di forme complesse.

Il ciclo di lavorazione delle pietre artificiali inizia con il taglio. Possiamo distinguere diverse tipologie:
  • con sega a disco;
  • a secco;
  • per fresatura;
  • a laser;
  • a getto d’acqua;
  • con punta di diamante.

Le macchine Water jet compiono tagli o trattamenti della pietra sfruttando la pressione del getto d’acqua. Con questo macchinario si ottengono tagli precisi anche con piccoli raggi di curvatura sebbene sia necessario aggiungere per alcune pietre un abrasivo.
Il taglio e la sagomatura si ottengono anche per mezzo della contornatrice usata soprattutto per realizzare tavoli e top di cucine e bagno.
Per le lavorazioni particolari è impiegata una macchina a filo diamantato, la sagomatrice che permette la realizzazione di superfici curve anche di forma complessa come cilindrica, conica o elicoidale.


Nella seconda parte della lavorazione la pietra è sottoposta a TRATTAMENTI SUPERFICIALI. La finitura superficiale è una lavorazione fondamentale per lo sfruttamento delle possibilità espressive di un prodotto lapideo come il colore, la tessitura, la rugosità e tutti gli attributi estetici che di una pietra possono essere valorizzati. Ci sono diversi tipi di lavorazioni e sono classificate in base alle tecniche impiegate.
Le superfici ottenibili mediante lavorazioni meccaniche per urto sono la bocciardatura, spuntatura, rigatura, gradinatura e sabbiatura ovvero quelle eseguite con utensili a percussione come lo scalpello, bocciarde, martelline, raschini.

La bocciardatura è una tecnica adottata soprattutto per materiali collocati all’esterno per ridurre la scivolosità di zone soggette a calpestio, conferisce alla superficie un aspetto scolpito e in rilievo minimizzando difformità e variazioni cromatiche. L’effetto bocciardato si ottiene con la bocciarda, un martello a fitte punte piramidali. La bocciardatura, sia manuale sia meccanica, non è facile ottenerla sugli spigoli perché essendo una lavorazione meccanica per urto, sottopone la parte considerata a forti sollecitazioni che ne provoca la rottura sugli spigoli. Infatti, i materiali bocciardati presentano un piccolo “bordo” di circa 1 cm generalmente lucidato.

La spuntatura è un trattamento della superficie mediante la sua percussione mediante scalpelli di varie dimensioni che determinano sulla superficie un’alternanza di zone depresse e zone in rilievo che possono essere uno spuntato “debole”, “medio” o “grosso”, in base al grado di spuntatura richiesto. I materiali più idonei a ricevere la spuntatura e la bocciardatura sono quelli a grana fine o medio fine.

La rigatura è una forma di finitura superficiale che si presta per manufatti grezzi, levigati, lucidi o anche precedentemente bocciardati. Consiste nell’incisione, con uno scalpello, di rigature larghe circa 8-15 mm, profonde circa 2-5 mm e distanze con interasse di 8-15 mm. La lavorazione è eseguita sia a umido che a secco e gli effetti finali sono differenti poiché la risposta alla luce e l’efficacia in certe applicazioni (pavimentazioni esterne), dipende molto dalla lavorazione specifica. L’aspetto finale dipende molto dalla profondità dei solchi e dalla “nettezza” con cui questi solchi sono eseguiti e dall’uniformità di aspetto presentata dal materiale.

La gradinatura è una variante di rigatura il cui risultato estetico è una superficie striata in modo più fitto e irregolare rispetto la rigatura. Storicamente la “gradina” è un utensile da taglio, formato da una barra di 15-25 cm, a sezione rotonda o ottagonale con l’estremità di taglio cosparsa di denti di varie dimensioni. Oggi la gradinatura è fatta da uno strumento a forma di rullo.

La sabbiatura consiste nel proiettare ad alta pressione e velocità una miscela abrasiva composta da aria e sabbia, o un altro materiale duro. La superficie sabbiata assume un aspetto ruvido ma non tagliente e solitamente viene applicata per la pulizia e il rispristino cromatico delle superfici lapidee annerite e degradate dagli agenti atmosferici.

Le superfici ottenibili mediante trattamento termico o conosciuto come fiammatura sono quelle che esposte ad elevate temperature subiscono uno shock termico, in conseguenza del quale vetrifica e “scoppia” producendo una scabrezza ed un rilievo del tutto caratteristico. Attraverso la fiammatura, il materiale lapideo può raggiungere i 2500°C grazie ad un cannello che funziona con l’ossigeno. Non agisce tanto sul colore ma sulla tessitura superficiale dei materiali, conferendo loro una certa morbidezza ed un cromatismo attenuato. La fiammatura è applicata solamente ai graniti e quasi mai ad altri materiali lapidei. I graniti sono aggregati polimineralici e sono quindi contraddistinti da diversi coefficienti di dilatazione ed ognuno di questi contribuiscono all’effetto finale. Quindi cristalli di specie diversa reagiscono in maniera diversa l’uno dall’altro, ma anche riguardo alla struttura di ogni materiale. La dilatazione indotta dalla fiamma è quindi una dilatazione differenziale, e provoca disgiunzioni, sollevamenti e distacchi di cristalli in punti diversi della superficie trattata. Invece i marmi sono costituiti da un unico minerale, il carbonato di calcio, e quindi non è contraddistinto da coefficienti di dilatazione diversi non permettendo così di ricevere il risultato voluto. Le macchine utilizzate per la fiammatura ha un principio di funzionamento simile a quello delle bocciardatrici; utilizzato per lavorature che permettano alle pietre, di solito per usi esterni, di essere resistenti agli agenti atmosferici o dove è presente un elevato livello di calpestio.




Le superfici ottenibili mediante TRATTAMENTI MECCANICI con azione da rasamento sono quelle ottenute rasando il materiale con utensili abrasivi come mole, piatti, rulli. Normalmente si fa riferimento a tre principali operazioni: la calibratura, la levigatura e la lucidatura.

La calibratura è un trattamento che permette di spianare la superficie, entro i valori di tolleranza ammessi, asportando le eccedenze di materiale e minimizzando le irregolarità.

La levigatura e la lucidatura sono le operazioni attraverso le quali si porta una superficie ad essere liscia e lucida. Il processo di lucidatura di esplica in due modi differenti a seconda che si tratti del marmo o del granito. Nel marmo avviene per un processo chimico; trattando la superficie con degli acidi ossalici ed acetosella, questa reagisce formando una patina superficiale, dovuta alla reazione del minerale che lo compone e alla riduzione dell’apporto dell’acqua nella fase finale del trattamento provocando un surriscaldamento del materiale. Per i graniti, invece, la lucidatura è un fenomeno meccanico. Infatti, pur se nella fase finale del processo viene fatto impiego di feltri con ossido di piombo e di stagno, quella che viene chiamata in gergo la “chiusura” del materiale si ottiene grazie ad una specifica applicazione di abrasivi a grana progressivamente più fine. La lucidatura esalta soprattutto le qualità decorative ed estetiche della superficie delle pietre.


Le superfici trattate mediante prodotti chimici rispondono a molteplici esigenze:

  • azioni di consolidamento o rinforzo
  • esaltazione o attenuazione di componenti cromatiche, di  tessiture e di disegni cromatici
  • incremento alla resistenza ad agenti esterni (acqua, smog, piogge acide)
  • protezione del materiale dalle varie cause di degradazione superficiale


Tra i vari TRATTAMENTI CHIMICI  prevalgono due applicazioni come la resinatura e la stuccatura.

La resinatura è un’operazione di consolidamento e di rinforzo mediante il quale i materiali fragili e difettosi sono impregnati di resina pigmentale onde conferire loro maggior solidità e compattezza. Il processo fa uso di resine epossidiche e resine poliestere. Può essere eseguito sia su lastre che su blocchi. La resinatura si applica su una o entrambe le facce della lastra, in funzione della debolezza mostrata dal materiale; l’impregnazione sulla faccia posteriore è frequentemente combinata con l’applicazione di una rete di rinforzo (resinatura), dove conferire alle lastre la maggior rigidità possibile. La resinatura è un trattamento poco applicato ai graniti; in questo caso il trattamento è necessario per otturare piccoli buchi visibili sulla superficie.


La stuccatura è un’operazione tipicamente eseguita sui travertini, dove buchi, fratture e cavità vengono sigillati con mastici e stucchi di tonalità adeguate al colore del materiale. Le operazioni di stuccatura possono essere manuali impiegando le classiche spatole da stucco, o automatiche con macchine stuccatrici inserite nelle linee continue di lavorazione.

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